Le strisce bianche e nere della zebra aiutano l’animale a mimetizzarsi nell’erba alta per meglio evadere alla vista daltonica del leone, ma in seguito ad uno studio, condotto in un allevamento di cavalli a Budapest, è emerso che l’aiuterebbero anche a difendersi dalle punture delle mosche cavalline. Gli insetti femmina ematofagi, sono attratti dai colori brillanti e dalla luce. Le strisce bianche e nere della zebra, che fungono per l’insetto da onde luminose, sono orientate in una direzione particolare che abbaglia questi insetti: mandano un segnale luminoso come quello dell’acqua che riflette la luce. I nostri amici cavalli, invece, hanno un manto che riflette bene la luce sia esso scuro o chiaro e, quindi, molto più attrattivo per gli insetti, soprattutto se chiaro. I ricercatori hanno proceduto ad allestire sagome di cavallo cosparse di una sostanza collosa per controllare la capacità di attrarre i parassiti dei diversi tipi di mantello, includendovi anche mantelli a strisce, suddivisi in funzione della densità, dell’angolazione delle bande e della direzione di polarizzazione della luce riflessa che determinavano: la capacità di attrazione variava da un massimo per i manti nero e marrone, che polarizzava la luce orizzontalmente, a un minimo di quello bianco. Gli schemi a strisce erano tanto meno attraenti quanto più le strisce diventavano strette ed il mescolamento di tipi di polarizzazione diversa provocato da questo disegno distruggeva il fascino esercitato sugli insetti dalle polarizzazioni “pure”. L’evoluzione del mantello della zebra, dunque, è una risposta adattativa ad un ambiente, quale quello delle savane africane, in cui la presenza di questi ditteri èda sempre, particolarmente elevata.