Dagli Egiziani agli Ebrei, dai Greci ai Romani e per tutto il Medioevo fino allo sviluppo della chimica applicata alla medicina, oltre che per alimento, le piante erano usate per curare uomini e animali: la maggior parte dei farmaci erano ricavati dai vegetali (pochi farmaci appartenevano al regno minerale o animale). Certamente molte specie vegetali sono ricche di principi attivi, ma è la quantità di questi ultimi che determina la delicata soglia tra pianta medicinale e pianta velenosa. In alcuni casi le piante possono essere addirittura mortali.
Sul nostro territorio si possono incontrare piante pericolose per i cavalli che è importante saper riconoscere per evitarle.
In natura il cavallo sa identificare le piante a lui nocive ed evita di mangiarle, ma un soggetto che rimane a lungo in box, appena viene portato al paddock, nella foga, potrebbe non prestare attenzione a ciò che addenta.
Come già detto le piante tossiche si trovano comunemente nella maggior parte dei prati stabili e dei pascoli. Queste piante possono essere autoctone o alloctone ed invadere il territorio dopo eccessivo sfruttamento pascolativo o a causa di problematiche del terreno o per altri motivi.
Esistono differenti vegetali che possono contenere uno o più principi tossici che appartengono a cinquantotto famiglie botaniche che fanno parte delle Pteridofite, delle Gimnosperme, delle Angiosperme.
Tra le piante più nocive rientrano il tasso, il faggio, il cipresso, la quercia, la robinia, la tuja, illauroceraso, l’oleandro, il bosso, il maggiociondolo, la cicuta, il colchico trifoglio, la felce aquilina e il senecione comune.