Le azioni delle mani del cavaliere si trasmettono per mezzo delle redini, alla bocca del cavallo e consentono di fermare, trattenere e indietreggiare. Il tutto si otterrà facendo avanzare o trattenendo le mani verso il proprio inguine o verso il cavallo, sempre conservando un contatto con la bocca del cavallo. Le mani devono avere la qualità dell’immobilità e fermezza indispensabile per stabilire un contatto costante. Per contatto s’intende la capacità del cavaliere di stabilire una linea retta dalla bocca del cavallo-redinimano senza lasciare il cavallo nel vuoto o effettuando eccessive trazioni. In linea generale per girare si dovrà effettuare con le mani un’azione asimettrica e seuna redine è fermata o portata all’indietro l’altra deve avanzare proporzionalmente, sebbene è giusto ricordare che ci sono circa 5 effetti delle redini e in ogni caso l’effetto di una redine è sempre controllato e/o contenuto dall’altra. Le redini vanno impugnate facendole passare tra anulare e mignolo in quanto consente una maggiore sensibilità, infine il pollice poggerà sulla redine conferendo fermezza alla presa. In caso di utilizzo di una briglia o di un pelham con doppie redini, ecco l’impugnatura corretta: le redini del filetto passano tra l’anulare e il mignolo e le redini del morso tra il medio e l’anulare. Alcuni cavalieri impugnano la redine del filetto facendolo passare sotto il mignolo e la redine del morso tra il mignolo e l’anulare, anche la predetta impugnatura potrebbe far perdere una maggiore sensibilità al cavallo. In ogni caso le redini del filetto e del morso si incrociano al fine di poter richiedere al cavallo di fermarsi prima con l’azione più dolce del filetto e solo successivamente con un’azione più decisiva del morso.