“AIUTO, ARRIVA L’AUSILIARIO…!”
Il DES, Dipartimento di Equitazione Sostenibile, si occupa di problematiche inerenti al benessere del cavallo e , conseguentemente, propone un’equitazione sostenibile che minimizzi l’impatto di questa pratica sull’animale.
Molte sono le forme di disagio che il cavallo puo’ sviluppare durante lo svolgimento delle sue mansioni, in campo sportivo, lavorativo e nella scuderizzazione.
Un impiego nobile e socialmente utile del cavallo è la riabilitazione equestre che racchiude in sè due attivita’ o fasi specifiche: l’ippoterapia e la rieducazione equestre e presportiva per disabili.
Nella prima, l’ippoterapia, non è previsto l’intervento attivo del cavaliere; al cavallo viene espressamente richiesto di ignorare i movimenti di gambe e mani involontari, a volte compulsivi, venendo trattenuto e guidato dall’ausiliario-conduttore a terra che contrasta eventuali avanzamenti non richiesti, ma giustificati perchè stimolati da movimenti in sella interpretati come un normale aiuto, frustrando, in questo modo, la risposta del cavallo.
Nella seconda fase, la rieducazione equestre e presportiva per disabili, il cavallo non deve ignorare, ma rispondere correttamente agli aiuti dati dal cavaliere, sia pure coadiuvato , all’inizio, dall’ausiliario-conduttore a terra del cavallo.
Orbene, usando lo stesso cavallo in entrambe le attività, balza immediatamente all’occhio che c’è una profonda contraddizione nelle aspettative di risposta che noi riponiamo nell’animale che, ad esempio, di fronte ad un movimento di gambe del cavaliere, percepito da lui allo stesso modo, in un caso deve stare fermo, nell’altro deve avanzare!
Gli studi sul funzionamento della mente del cavallo ci dicono che egli non è in grado di dare due risposte differenti, e nello specifico, opposte, in seguito ad uno stesso stimolo nel medesimo contesto.
Questa situazione è estremamente conflittuale per il cavallo , diventando fonte di disagio ed ansia; ad essa reagisce attivando tutta una serie di difese all’indirizzo dell’ausiliario che vanno dall’insofferenza al suo avvicinarsi, alla minaccia gestuale con arretramento delle orecchie, al tentativo di morso, all’intimidazione con i posteriori fino ad arrivare a calciare l’operatore.
Va da sè che questa situazione è molto pericolosa e lede il sereno svolgimento della terapia.
I rimedi normalmente consigliati in queste situazioni come mettere il cavallo al prato il piu’ possibile facendolo socializzare con i suoi conspecifici, permettergli di alimentarsi molte ore al giorno con alimenti per lui naturali come erba e fieno, sono solo dei palliativi e non intervengono alla fonte del disagio.
Ancor peggio, l’intraprendere un piu’ approfondito e sistematico percorso addestrativo di sensibilizzazione agli aiuti naturali dati da sella, se da una parte migliora le risposte del cavallo agli aiuti stessi, dall’altra aumenta la conflittualita’ conseguente al disagio che si genera passando da una seduta di rieducazione equestre ad una di ippoterapia usando lo stesso cavallo. Le legittime aspettative di rilascio nei confronti degli aiuti vengono frustrate dall’intervento dell’ausiliario che diventa ancor piu’ il depositario del suo disagio, giustificando cosi’ l’aggressivita’ nei suoi confronti.
Nasce spontanea, a questo punto, la considerazione che, per venire incontro ad una condizione di migliore benessere del cavallo, nostro preziosissimo alleato, al fine di rendere la sua ativita’ il piu’sostenibile possibile, si debbano suddividere, in modo stabile e duraturo , le mansioni attribuite ai singoli soggetti al fine di minimizzare il disagio conseguente a questa meravigliosa terapia.
Si potrebbe obiettare che alcuni soggetti riescono ad inter scambiarsi nei due ruoli senza apparente disagio, ma ciò’ non significa che il cavallo non lo stia interiorizzando e somatizzando, con conseguenze non percettibili nell’immediato. E’ come dire che fumare due pacchetti di sigarette al giorno non fa male solo perché, il mio vicino di casa, che ha novant’anni, lo fa e sta benissimo!
Abbiamo recentemente affrontato il caso di un cavallo che, iniziato a quattro anni all’ippoterapia senza grandi problemi, avendo dimostrato buone attitudini, è stato addestrato in modo approfondito agli aiuti da sella per poter essere utilizzato anche in rieducazione equestre.
La risposta all’addestramento è stata ottima; il cavallo si è ben sensibilizzato all’uso della gamba e della mano con risposte equilibrate e stabili.
Così ha iniziato il suo nuovo lavoro , in modo diligente ed affidabile, coadiuvato dal conduttore che , adesso, non rappresentava più chi ne bloccava ogni iniziativa, ma diventava un aiuto nell’interpretare i segnali provenienti dal
cavaliere in sella.
Allorquando, per necessita’ organizzative, il soggetto è stato impiegato nuovamente in ippoterapia, chiedendogli quindi di ignorare quei comandi emessi dal cavaliere che aveva imparato ad interpretare e rispetto ai quali aveva
ora aspettative di rilascio, ha dimostrato insofferenza ed aggressività nei confronti dell’ausiliario.
Cio’ succedeva ogni qualvolta quest’ultimo lo doveva trattenere a seguito di azioni involontarie del cavaliere, ma riconducibili ad un ordine di avanzamento. Rispetto a questo aiuto, che il cavallo percepisce sempre e solo come un fastidio, egli aveva imparato a sottrarsi avanzando, ed avendo come aspettativa che l’aiuto-fastidio smettesse.
Adesso questa sua aspettativa di rilascio viene delusa dall’intervento dell’ausiliario che, impedendogli di avanzare, diventa il depositario della sua comprensibile sensazione di disagio.
Da qui, in seguito, l’animale ha generalizzato associando il disagio al solo avvicinarsi del conduttore anticipandone l’intervento e respingendolo vigorosamente.
Situazione complicata, per noi , ma soprattutto per il cavallo!
E’ nostro preciso dovere minimizzare e se possibile, eliminare queste forme di disagio!
Si è deciso, previo riaddestramento specifico, di impegnare il cavallo in una sola attivita’, larieducazione equestre.
La sua percezione della presenza dell’ausiliario è molto migliorata, giungendo, e non è poco per lui, ad accettarlo nuovamente al suo fianco senza alcuna difesa gestuale, permettendo la guida autonoma del disabile in sella anche affiancato al conduttore.
Siete interessati a queste tematiche? Volete saperne di piu’?
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Vincenzo Bucci
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