Problemi di Comunicazione

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L’unico parametro che ci consente di capire se stiamo addestrando bene o meno il nostro cavallo è il comportamento di quest’ultimo. Può capitare, infatti, che lo stimolo che diamo all’animale per fargli eseguire un certo comportamento potrebbe non essere più associato a quanto desideriamo noi dal cavallo. Questo perché spesso, a causa di nostre distrazioni, potremmo dare al cavallo stimoli diversi da quelli che lui aveva associato ad un certo comportamento. Praticamente stiamo usando “parole” diverse, che il cavallo non conosce, per chiedere quello stesso comportamento. Questo, pertanto, potrebbe mettere in atto delle vere e proprie difese da parte del cavallo per rispondere a quello stimolo. Ci troveremmo, dunque, all’imbocco di un tunnel dal quale è molto difficile uscire.

Nel caso in cui un cavallo manifesti comportamenti di difesa ai nostri occhi inspiegabili e che ci portano a definirlo come un cavallo “difficile” da gestire, irruento e che, magari, ha bisogno di coercizione, l’errore è nostro. Un errore di comunicazione, sebbene non voluto, potrebbe produrre il grave rischio di farci trovare coinvolti in una spirale in cui, ad un nostro inconsapevole errore dovuto alla scarsa conoscenza del nostro cavallo ed alla conseguente mancata risposta di quest’ultimo, potrebbe far seguito un aumento della pressione da noi attuato perché pensiamo che il cavallo sia svogliato o per altre spiegazioni che ci diamo. In realtà, però, la situazione che si viene a creare è esclusiavamente frutto di un nostro iniziale errore di comunicazione.

Da ciò, deriva l’importanza di osservare attentamente il comportamento del cavallo durante la fase di addestramento, sforzandoci di capire se gli errori del cavallo non siano in realtà causati da errori esclusivamente nostri. Dal momento che questi avvengono senza che noi ce ne accorgiamo, la loro individuazione è molte difficile ma necessaria per un corretto addestramento. Quando un cavallo fa qualcosa che non vogliamo, o il contrario, è totalmente inutile procedere per tentativi (per esempio cambiando speroni o usando diversamente redini e frustino).

Esiste un’altra possibile fonte di problemi comportamentali, non causata da noi ma con conseguenze simili. É possibile, infatti, che il cavallo si comporti in modo anormale a causa di patologie sub-cliniche. Praticamente, se il cavallo sente dolore da qualche parte si difende da tutte le azioni che possono peggiorarlo. La questione diventa problematica nel momento in cui la patologia è di lieve entità e quindi difficile per noi da capire senza la comparsa dei tipici sintomi clinici (ad esempio la zoppia). Come nel caso precedente, anche qui potremmo leggere il comportamento inusuale del cavallo come l’azione di un animale difficile da gestire.

In conclusione, ogni volta che ci troviamo di fronte ad un cavallo che non ascolta i nostri stimoli abbiamo due strade da poter seguire: o aumentiamo le pressioni sul cavallo col rischio del manifestarsi di un aumento delle sue difese (in questo caso il cavallo potrebbe “cedere” solo per paura delle nostre azioni), oppure il contrario, ovvero alleggerire le pressioni sul cavallo anche a costo di indurre un iniziale aumento dell’intensità e della frequenza dei comportamenti indesiderati (via che dovrebbe essere prediletta).

Per tutto ciò, è bene che il cavaliere metta in discussione le proprie azioni e si sforzi di studiare il proprio cavallo.

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