Quelli che hanno qualche anno in più si ricorderanno le scene terribili del famoso film “Il Cacciatore” dove prigionieri americani venivano costretti a giocare alla roulette russa per il divertimento dei vietnamiti.
La roulette russa consiste nell’inserire un solo proiettile nel tamburo di una rivoltella e poi puntarla alla testa e premere il grilletto: una probabilità di su 6 di non raccontarla…. ma che c’entra?????
Ebbene, quasi tutto del cavallo va contro le nostre intuizioni: etologia, alimentazione, fisiologia, psicologia, metabolismo etc. Causare guai anche seri è un attimo, anche cavalieri molto esperti a volte fanno errori apparentemente banali, con esiti che possono essere molto brutti, soprattutto se si trovano in circostanze a loro poco familiari.
Quando noi gestiamo i cavalli senza le necessarie conoscenze, giochiamo con loro alla roulette russa.
Avvicinandoci al mondo del più nobile degli animali abbiamo il dovere di documentarci, di leggere, di chiedere e dobbiamo
sempre rifarci all’esperienza degli istruttori e dei vecchi gestori che ne hanno già viste di tutti i colori.
Capita fin troppo frequentemente che iniziative che sembrano banali e innocenti si rivelino estremamente pericolose.
Una capezza lasciata a paddock può trasformarsi in un disastro se il cavallo rimane incastrato o incapezzato, una rallegrata in campo o in tondino appena uscito dal box soprattutto se fa freddo può causare rapidamente la mioglobinuria, che può avere esiti anche fatali. Nutrire il cavallo senza cognizione lo può mandare in colica o può portare a brutti vizi e così via, la lista è lunga e infinita.
Talvolta si fanno bravate e si prendono confidenze eccessive o si scordano le procedure di sicurezza, dimenticandoci che abbiamo a che fare con animali da 500 kg, che anche senza volere possono farci grandi danni.
Ricordate sempre il vecchio proverbio: il cavallo buono ammazza il padrone! Ma vale anche l’opposto: il padrone incompetente ammazza il cavallo!
Non giochiamo alla roulette russa, non rischiamo inutilmente!
di Thomas Abbondi