Un cavaliere non può essere tale se non ha una “buona mano”: essa è costituita dalla sensibilità dell’individuo, che va di pari passo con la naturale scioltezza delle spalle, dei gomiti e dei polsi.
L’unione della naturale sensibilità senza tensioni di spalle e braccia, si riassume nella finezza delle azioni prodotte dalle dita.
Le oscillazioni del busto (specialmente al trotto) devono essere assorbite ed annullate dalle articolazioni delle spalle e delle braccia in modo da far rimanere immobili le mani, in posizione bassa, non troppo avanzate al corpo, esattamente sopra o davanti al garrese in base alle proporzioni del cavallo e del cavaliere.
Francesco